Risposta Aperta di Brahim Baya a Monsignor Derio Olivero: Un Appello per la Pace e il Dialogo
Caro Monsignor Derio Olivero,
Sono Brahim Baya e desidero rispondere alle tue recenti dichiarazioni pubblicate su Famiglia Cristiana riguardo alla preghiera islamica organizzata all’Università di Torino e le tue osservazioni sul mio discorso. Sono stupito dal fatto che tu non abbia chiesto direttamente conto a me della vicenda prima di rilasciare tali gravi dichiarazioni. In quanto io apprezzo il nostro passato di dialogo e confronto, l’ultimo è avvenuto su nostro invito a Milano in occasione dello scorso mese di Ramadan, evento a cui abbiamo invitato anche delle personalità di fede ebraica. Ritengo perciò fondamentale chiarire alcuni punti che, evidentemente, sono stati fraintesi.
La #preghiera islamica del venerdì organizzata a Palazzo Nuovo è stata un’iniziativa degli studenti musulmani, in accordo con le rappresentanze studentesche che stanno occupando l’università per protestare contro i legami accademici con le istituzioni israeliane, considerate complici dei massacri in corso a Gaza. Questo evento non è stato un atto di provocazione, anzi un momento di spiritualità e riflessione etica.
Nel mio intervento, ho sottolineato la sacralità della terra di #Palestina, condivisa da tutte le fedi monoteistiche. Ho ribadito l’importanza di non accettare mai l’ingiustizia, un principio fondamentale dell’Islam, e delle altre fedi monoteistiche e non solo, e ho condannato la violenza, specificando che “cambiare un’ingiustizia con le mani” significa impegnarsi politicamente e non attraverso la violenza fisica. Questo è un messaggio di pace e giustizia che non può essere travisato.
Non ho preso una posizione specifica sul #7ottobre durante il mio discorso perché il focus era la condizione dei palestinesi che stanno subendo un genocidio da 8 mesi, 40 mila esseri umani (di cui 16 mila bambini) sono stati martirizzati. Non è corretto dire che ho ignorato le vittime del 7 ottobre. Ogni vittima civile di una violenza è una perdita per l’umanità e la condanno fermamente. Tuttavia, è essenziale riconoscere che la dimensione delle sofferenze dei palestinesi sono imparagonabili a quelli del 7 ottobre, questo per avere una visione equilibrata e umana. Mi dispiace constatare che, ad eccezione del Santo padre, non abbiamo visto in questi mesi delle prese di posizione della Chiesta cattolica italiana su questi massacri, paragonabile per esempio alle posizioni assunte nella cruenta guerra in Ucraina.
Concordo che le religioni dovrebbero promuovere la coesione e la fraternità. L’Islam, come tutte le grandi fedi, insegna la pace e la giustizia, e anche il mio impegno personale in questi ultimi 15 anni lo dimostra. Il nostro dovere è di difendere i diritti degli oppressi e di lavorare per un mondo più giusto e pacifico, come indicato nel Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, evito di soffermarmi sulla sede che ha ospitato la firma di tale importante documento, Abu Dhabi, la capitale di uno stato tirannico che non rispetta quasi nessuno dei principi contenuti nel Documento.
Riguardo all’ #islamofobia, essa esiste e deve essere affrontata, e mi spiace che tu non riesca a riconoscerla nella sua gravità. Non dobbiamo permettere che la paura alimenti ulteriori divisioni, il dialogo è cruciale per superare pregiudizi e costruire una società coesa.
In conclusione, ribadisco ancora una volta il mio impegno per la pace, la giustizia e il dialogo. Le religioni devono essere un ponte di unione, non un mezzo di divisione. Invito tutti a lavorare insieme per un futuro in cui ogni persona, indipendentemente dalla sua fede, cultura, cittadinanza, possa vivere con dignità e rispetto.
Per questo mi permetto di invitare i rappresentanti delle diversi fedi a un momento di #preghiera per la #pace ovunque ci sia la guerra, in Palestina, in Ucraina e altrove, mi auguro che tu ti faccia promotore di questo momento.
Grazie per l’attenzione e rimango sempre disponibile per ulteriori dialoghi e confronti.
Cordiali saluti,
Brahim Baya