Intervistato da: Abdellah Mechnoune
Nel panorama musicale italiano, emergono voci che non si limitano a cantare, ma raccontano storie, emozioni e verità vissute. Tra queste, spicca Malcom Raffaello Creatore, artista nato a Palermo e cresciuto a Milano, la cui sensibilità artistica è figlia di un percorso personale intenso e profondo.
Cresciuto con i nonni materni, ha sviluppato una straordinaria empatia verso le persone in difficoltà, trasformando ogni frammento di vita in arte. Con un’eredità genetica e creativa importante – è nipote di Luigi, co-autore del leggendario brano “Can’t Help Falling in Love” di Elvis Presley – Raffaello porta con sé un bagaglio emotivo e artistico che si riflette in ogni sua canzone.
Con brani intensi come “Ogni tua lacrima” e “Oltre il tempo”, un EP dal titolo “Vivere il Destino” e un album live registrato in presa diretta, Malcom continua a esplorare la profondità dell’animo umano.
Italia Telgraph ha incontrato l’artista per conoscere meglio la sua visione del mondo, il suo percorso umano e musicale, e per parlare dell’uscita del suo nuovo singolo “Salvami”, prevista per il 2 giugno.

1-Come descriveresti il tuo rapporto con la musica? È rifugio, espressione o qualcosa di diverso?
Il mio rapporto con la musica ha vissuto diverse fasi evolutive. In età adolescenziale è stato più un rifugio ed un’ancora di salvataggio nei miei momenti difficili, caratterizzati anche dalla lontananza soprattutto dei miei genitori. Oggi che sono un uomo, è espressione è ricerca, è sperimentazione e gioia.
2-Cosa ti ha spinto a reinterpretare “Can’t Help Falling in Love”? Quanto pesa (o ispira) l’eredità artistica di tuo nonno Luigi?
Ciò che mi ha portato a reinterpretare Can’t Help Falling in Love è legato alla morte di mio nonno Luigi ed io ho sentito il bisogno di cantare questo brano tra i più famosi scritto per Elvis Presley, non tanto per quello che poteva rappresentare un mio eventuale posizionamento nel mondo della musica ma per un’estrema riconoscenza verso un uomo che mi ha fatto tanto del bene e mi ha ridato l’orgoglio di possedere il cognome che porto. L’eredità’ artistica di mio nonno non mi pesa affatto anzi, è fonte d’ispirazione e di un continuo incoraggiamento e forza nei momenti più delicati.
3-Le tue canzoni sono cariche di emozione. Secondo te, il dolore può rendere l’arte più autentica?
Si, attraverso alcune emozioni se si sanno comprendere, anche grazie al dolore s’impara a godere di più dei giorni felici ma, l’autenticità non per forza deve viverlo questo dolore. La cosa tra le più importanti per un artista è quella di esprimersi il più possibile attraverso le proprie esperienze e rimanere autentici che sia nella gioia, nella disperazione o nella serenità.

4-Hai collaborato con artisti e produttori di grande valore come Fabio BIKO Vaccaro e Marco Zangirolami. Cosa porti con te da queste esperienze?
Parliamo solamente di due grandi professionisti, vorrei citarne un altro che è Andrea Amati. Da questi amici artisti ho imparato che per migliorarsi e migliorare bisogna lavorare fianco a fianco con i migliori e con chi ne sa molto più di te. Sono orgoglioso di continuare a farlo ancora soprattutto con Fabio Vaccaro e Andrea Amati.
5-Sei cresciuto con i nonni materni. In che modo questo ha influenzato la tua visione del mondo e della musica?
La cosa che più mi ha insegnato è il rispetto verso le cose e le persone del passato e quindi una grande riconoscenza verso chi prima di noi ha lasciato attraverso la musica e il proprio lavoro un patrimonio a cui noi oggi possiamo attingere ed ispirarci.
6-Le difficoltà vissute da tua madre hanno avuto un impatto sulla tua sensibilità artistica? Come le hai trasformate in forza creativa?
Si, sicuramente perché attraverso i suoi errori ho cercato di avvicinarmi verso un tipo di musica, contenuti e testi che promuovono la vita come un dono prezioso. La mia creatività dipende da altri fattori e da persone che riuscivo a vivere nel quotidiano considerato che come genitore era sempre assente.
7-Ti consideri una persona particolarmente empatica. Questa sensibilità è più un dono o un peso nella tua vita quotidiana?
La sensibilità è un dono quando sei circondato da persone con una spiccata intelligenza emotiva ma può essere una condanna quando ci si trova in un determinato luogo con persone sbagliate.
8-Raccontaci qualcosa di “Salvami”. Qual è il messaggio centrale del brano?
Salvami nasce da una stretta collaborazione con Fabio Vaccaro, Andrea Amati ed il chitarrista Rio Palmieri. Il testo può essere qualcosa di autobiografico, vorrei salvarmi da un mondo pieno di contraddizioni, egoismo e consumismo. Questa richiesta di aiuto puoi rivolgerla a una persona cara, ad un tuo famigliare, ad un Dio o semplicemente a te stesso.
9-Ci sarà anche un videoclip del singolo. Puoi anticiparci qualcosa sulle atmosfere, sul concept o sulle riprese?
Non amo anticipare ciò che ancora non è stato completamente realizzato. Una cosa certa è che per il video, mi affiderò come ho fatto nelle mie ultime produzioni, al bravissimo amico regista Simone Malerba, professionista serio e sensibile. L’idea però è di girare una parte nello studio musicale di Rio Palmieri sito nella città di Lodi. Il resto sarà una nuova emozione in divenire.
10-Che differenze ci sono tra l’EP “Vivere il Destino” e l’album live? Quale dei due senti più rappresentativo della tua essenza?
L’EP è semplicemente una raccolta dei miei brani più rappresentativi nello stesso ne sono contenuti 6. L’Album live è stato registrato durante un mio concerto, svolto a Milano. Sicuramente è molto più emozionante. Riascoltarsi, rivivere le emozioni del palco e del pubblico presente in sala. Sicuramente Il Live rappresenta la mia essenza che sia eseguirlo in un teatro, in una piazza, in un locale o in mezzo alla strada, la musica dal vivo rimarrà sempre qualcosa di ineguagliabile
11-Oltre alla musica, ti appassiona anche la recitazione. Hai progetti in questa direzione?
Ho diverse esperienze televisive come figurante speciale per film tv e pubblicità ma la recitazione non è mai stata la mia priorità nonostante mio padre per alcuni anni, è stato attore per la conosciuta e rispettata compagnia teatrale The Living Theatre.
12-Ti vedi come un artista a tutto tondo o pensi che la musica rimarrà sempre il tuo centro creativo?
Nei primi anni della mia carriera artistica, ho maturato esperienza come intrattenitore e presentatore per eventi privati, locali e piazze. Sono sempre molto interessato e propenso a rivestire questi ruoli.
13-Hai spesso mostrato una grande empatia verso le persone in situazioni difficili. Che tipo di rapporto hai con le comunità di migranti in Italia, in particolare con la comunità marocchina?
Essendo cresciuto a Milano sono abituato a vedermi circondato da cittadini provenienti da altre culture e nazioni. Nel corso degli anni, ho conosciuto persone provenienti dal Marocco. Con alcuni di loro ho avuto anche la possibilità di instaurare rapporti di amicizia e condivisioni lavorative.
14-Hai avuto collaborazioni o contatti artistici con musicisti o cantanti di origine marocchina o nordafricana? Se sì, cosa ti ha colpito di più di queste esperienze?
La mia prima e unica esperienza è stata come ospite allo spettacolo di Ramzi Lafrindi dove erano presenti diverse persone di spicco della comunità Italo Marocchina. La mia presenza è stata voluta fortemente dall’amico e concittadino Tarik Banour e apprezzata in seguito da tutta la gente presente in teatro a Melegnano. Con immensa gratitudine sono stato premiato come uno degli ospiti d’onore con la partecipazione della viceconsole del Marocco che ha apprezzato la mia performance.
La cosa che mi ha colpito di più, è stata l’importanza data ai contenuti, all’attenzione ed educazione di tutti i presenti a Teatro.
15-Cosa pensi della nuova generazione di artisti stranieri o di seconda generazione in Italia, soprattutto quelli di origine marocchina o araba? Credi che stiano cambiando il panorama musicale italiano?
Il mio pensiero personale è che ogni forma di Arte se fatta bene, con contenuti, principi sani, propositivi e di condivisione, può essere solamente ben accetta in Italia. Viceversa, chi usa la musica e la comunicazione per divulgare violenza e volgarità deve essere bloccato o bloccata sul nascere.
16-Hai mai partecipato a festival o eventi musicali nei Paesi arabi o in contesti interculturali? Ti piacerebbe farlo in futuro?
Non ho mai partecipato nei Paesi arabi, sarebbe un’esperienza futura molto stimolante.
17-Qual è il tuo messaggio per i giovani italiani e per i giovani di origine straniera che cercano di costruire un futuro in Italia attraverso l’arte?
Il mio consiglio ad oggi non è solo di guardare attraverso un’unica Nazione o direzione ma cercare opportunità e se possibile, esperienza lontano dal proprio Paese, città o Nazione. Penso che in ogni parte del mondo possa concretizzarsi qualcosa di grande e inaspettato.
18-In un’epoca in cui purtroppo vediamo ancora crescere episodi di razzismo e discriminazione, come artista e come persona sensibile, come vivi questa realtà? E cosa credi si possa fare concretamente per costruire una società più inclusiva?
Il razzismo e la discriminazione hanno un luogo comune che è l’ignoranza e, per far si che le cose possano migliorare o cambiare, bisognerebbe che chi di dovere o mestiere, soprattutto chi si occupa di una certa Politica, si occupi di formare, fornendo, gli spazi e le persone adeguate affinché possa accrescere la cultura e la conoscenza adeguata anche ai più ignoranti e spaventati da ciò che non si conosce.
19-Cosa ti fa sentire davvero “riuscito” come artista, al di là di numeri e visualizzazioni?
In questo momento la mia autenticità, la mia indipendenza e la mia repulsione ad idolatrare falsi idoli costruiti dallo “Star System”
20-A chi stai rivolgendo il tuo grido di “Salvami”? C’è un legame personale con questa canzone?
Se proprio devo scegliere qualcuno, il mio grido è rivolto ad un Dio. Ogni mia canzone ha un legame unico e significativo. Le mie canzoni, per me che non sono padre, possono essere come dei figli. Come si può non amarli tutti.






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