Abdellah Mechnoune
In uno scenario che si ripete con inquietante regolarità, i coltelli escono dalle cucine per invadere le strade. Non si tratta più di atti isolati, ma di una vera e propria ondata di aggressioni che minaccia la sicurezza dei cittadini marocchini.
In diverse città del Paese, le aggressioni con dei coltelli sono diventate una realtà quotidiana. Non si tratta più solo di furti o piccoli reati, ma di attacchi brutali che lasciano dietro di sé corpi mutilati e vite segnate per sempre. Il dramma non è solo nella violenza, ma nell’apparente leggerezza con cui viene trattata a livello giudiziario.
Pene lievi, scarcerazioni rapide, e in alcuni casi addirittura la grazia, fanno sì che molti aggressori tornino liberamente in strada, pronti a colpire ancora. Questo ciclo vizioso mina profondamente la fiducia dei cittadini nella giustizia e nello Stato di diritto.
Non si tratta di vendetta, ma di protezione collettiva.
Serve una riforma coraggiosa e decisa del sistema penale: pene severe, chiare, senza scappatoie né indulgenze, per proteggere la società e ristabilire l’autorità della legge.
Ogni ritardo nella risposta è un rischio in più. Ogni atto impunito è un incoraggiamento all’anarchia urbana. La sicurezza non è un privilegio: è un diritto.
Questo è un Paese, non un’arena per bande armate.
Dobbiamo scegliere: uno Stato che protegge i suoi cittadini, o un vuoto legale dove regna la lama e l’impunità.