De Mistura e la trasformazione del discorso ONU sulla questione del Sahara marocchino

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Di . Abdellah Mechnoune

 

 

Nel suo ultimo intervento davanti al Consiglio di Sicurezza, il 14 aprile 2025, l’inviato speciale dell’ONU, Staffan de Mistura, ha presentato un rapporto che segnala un cambiamento, seppur parziale, nell’approccio delle Nazioni Unite alla questione del Sahara marocchino. Il riferimento esplicito all’“iniziativa seria di autonomia” come base per una soluzione concordata riflette un passaggio graduale verso un realismo politico, alla luce dei mutamenti geopolitici e regionali.

Il recente sostegno degli Stati Uniti, espresso dal Segretario di Stato Robero in linea con la dichiarazione di Trump del 2020, ha conferito nuovo slancio all’iniziativa marocchina. Al contempo, De Mistura sembra riconoscere implicitamente l’impasse del progetto separatista, incapace di offrire una prospettiva concreta, soprattutto alla luce dello stallo nei negoziati, del peggioramento delle condizioni umanitarie nei campi di Tindouf e del crescente malcontento delle nuove generazioni.

Pur mantenendo un equilibrio di facciata, richiamando la necessità del consenso di entrambe le parti, De Mistura ha affermato chiaramente che la soluzione deve essere pratica, basata su una reale devoluzione di poteri e sull’impegno diretto delle grandi potenze. Questo rilancia il tema della responsabilità dell’Algeria, principale sostenitrice politica e finanziaria del Fronte Polisario.

L’anno 2025, che segna il cinquantesimo anniversario dell’inserimento della questione del Sahara nell’agenda delle Nazioni Unite, rappresenta un vero banco di prova per la comunità internazionale: promuovere un processo politico serio, ancorato alla realtà e alla stabilità regionale, oppure continuare a gestire la crisi con strumenti ormai superati.

Questo briefing rappresenta quindi un’evoluzione relativa del linguaggio ONU, verso un riconoscimento più realistico dei nuovi equilibri e della necessità di una soluzione politica concreta, con l’iniziativa marocchina di autonomia in primo piano. Tuttavia, resta una certa cautela nell’attribuzione diretta delle responsabilità, lasciando ad Algeria e Polisario la possibilità di prolungare lo stallo, a meno che non emerga una forte volontà internazionale, in particolare da parte di Washington e Parigi, per superare l’indecisione cronica dell’ONU.

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