Le forze di sicurezza nella Sacra Moschea della Mecca: messaggeri di serenità e servitori dei pellegrini
Abdellah Mechnoune
Dalla Mecca
Quando i miei piedi hanno toccato La Mecca, ho sentito di trovarmi in una città diversa da tutte le altre, una città che si sveglia con le voci delle preghiere e si addormenta con il suono delle lodi. Le sue strade combinano spiritualità e ordine, e nei suoi angoli si incontrano passato e presente. Questa visita era diversa, non solo un viaggio spirituale verso la Casa di Dio, ma anche una finestra aperta sulle imprese quotidiane degli uomini delle forze di sicurezza, che con il loro sacrificio e la loro dedizione scrivono una storia di impegno.
Foto con il signor Mazen Alqurashi , membro delle forze di sicurezza a La Mecca, in via Ibrahim Al-Khalil.
In via Ibrahim Al-Khalil, immerso nella folla che riempie il luogo di vita, la mia attenzione è stata catturata da un uomo delle forze dell’ordine, saldo al suo posto, che regolava il movimento dei pellegrini con un sorriso sicuro. Mi sono avvicinato a lui, curioso di scoprire cosa passasse nella mente di quest’uomo che sembrava un pilastro di ordine in un mare di persone. Quando ha saputo che ero un giornalista di origini marocchine residente in Italia, mi ha accolto calorosamente. Il suo discorso, sincero e pieno di orgoglio, vibrava di impegno e dedizione. Mi ha detto: “Siamo qui per servire i pellegrini. Il nostro lavoro non è solo una professione, ma un atto di culto e un onore che portiamo con noi.”
Le sue parole mi hanno aperto le porte di un mondo di dettagli che non conoscevo. Il ruolo degli uomini della sicurezza non si limita a proteggere il luogo, ma è parte integrante dell’esperienza spirituale dei pellegrini. Vegliano sul comfort dei visitatori, aiutano gli anziani, guidano i pellegrini smarriti e lavorano con pazienza, sotto il caldo torrido estivo e tra le folle di pellegrini. È un sacrificio senza confini. Mi ha raccontato: “Ho incontrato un pellegrino anziano che aveva perso la strada tra il tawaf (circomambulazione) e il sa’i (corsa rituale). Era spaventato e confuso, ma quando l’ho guidato, è stato come se lo avessi riportato alla sua famiglia. Si è sentito al sicuro e felice. Sono questi momenti che ci danno la forza per continuare.”
Le sue parole riflettevano un’umanità che raramente si trova in altre situazioni. Il suo compito non era solo un lavoro quotidiano, ma una missione di vita, una missione intrisa di umanità e generosità.
Quando gli ho chiesto il segreto di questo ordine impeccabile e della serenità che ogni visitatore prova, ha sottolineato con orgoglio la Visione 2030 dell’Arabia Saudita. Mi ha detto: “Sono le direttive della leadership saggia, il Custode delle Due Sacre Moschee, Re Salman bin Abdulaziz, e il Principe ereditario Mohammed bin Salman, che hanno fatto della cura dei pellegrini una priorità assoluta.”
L’espansione delle moschee sacre, lo sviluppo dei luoghi sacri e l’introduzione di iniziative come il “Progetto La Mecca” sono solo alcuni esempi di questi sforzi. Mi ha parlato di visti elettronici, programmi di accoglienza e miglioramenti continui alle infrastrutture sanitarie e di servizio. Nelle sue parole ho visto riflessa l’essenza di una leadership che considera il servizio alle moschee sacre un onore e una responsabilità.
Ciò che distingue le forze di sicurezza non è solo la loro abilità nel mantenere l’ordine, ma anche la loro umanità, evidente in ogni gesto. Ho visto immagini di agenti che aiutavano anziani, riportavano bambini smarriti alle loro famiglie o offrivano acqua ai pellegrini esausti. Queste scene erano sufficienti per farmi capire che questi uomini non sono semplici dipendenti, ma ambasciatori di generosità e compassione, ispirati dagli insegnamenti dell’Islam e dall’anima di questa terra benedetta.
Mentre mi aggiravo nella Sacra Moschea e ascoltavo le voci delle preghiere che riempivano l’aria, mi sono reso conto che questa macchina perfetta non sarebbe possibile senza gli sforzi di migliaia di persone che lavorano dietro le quinte. Gli uomini della sicurezza, i medici, gli addetti alla pulizia e tutti coloro che partecipano a questa esperienza spirituale sono parte di una grande storia che si ripete tutto l’anno.
Uno degli agenti mi ha detto: “Lavoriamo giorno e notte perché crediamo che i pellegrini meritino tutto. Sacrifichiamo il nostro tempo e la nostra comodità perché questa terra benedetta merita di essere un luogo di pace e serenità.”
Mentre lasciavo La Mecca, il mio cuore era colmo di gratitudine. Questa città non è solo una casa di guida e spiritualità, ma anche un modello vivente di sicurezza e pace. Gli uomini delle forze di sicurezza, con i loro ampi sorrisi e gli sguardi sicuri, offrono al mondo un’immagine luminosa del regno e dei suoi valori.
L’Arabia Saudita, terra delle Due Sacre Moschee, non è solo un luogo, ma una storia viva di dedizione e impegno. Un tributo agli uomini delle forze di sicurezza che dimostrano ogni giorno che servire i pellegrini non è solo un dovere, ma un messaggio d’amore e pace che questa terra sacra porta al mondo intero.