ItaliaTelegraph Intervista:Hanane Makhloufi poeta, curatrice di mostre e di eventi culturali a Torino.
Intervistata da:Abdellah Mechnoune
ItaliaTelegraph è lieta di presentare al suo pubblico una serie di interviste con varie figure rappresentanti il mondo della politica,arte,sport e società civile . Oggi L’incontro ci porta a frugare dentro il mondo di Hanane Makhloufi nata in Marocco il 6 maggio 1994, poi trasferita a Torino nel 2000 all’età di sei anni. Dopo un percorso brillante alle superiori, studia Economia presso l’Università degli Studi di Torino . Il suo percorso accademico apparentemente di natura statistica non prevale sul suo spirito artistico. La sua produzione letteraria inedita varia dalla narrativa alla poesia. Partecipa a diversi concorsi letterari tra cui “Tra un fiore colto e l’altro donato” di cui è finalista e viene inserita nella raccolta dell’edizione 2017, “Concorso Guido Zucchi” di cui risulta finalista con l’inserimento nella raccolta dell’edizione 2019. Finalista anche del concorso Giorgio Edizioni e viene inserita nella raccolta il racconto breve Il neo edizione 2021. Rendez-Vous è la sua prima raccolta di poesia edita da Europa Edizioni 2021.
è poeta, curatrice di mostre e di eventi culturali. Segue come coordinatrice il Black History Month Torino dal 2023, e lavora al Circolo Antonio Banfo con Rosy Togaci.
Ha redatto un contributo per il volume Parlare arabo, scrivere in italiano condotto dall’Università degli studi della Tuscia, ed è inserita all’interno di un’antologia scolastica per le superiori con una sua poesia e un’intervista.
Attualmente sta lavorando a un progetto artistico sulle origini.
La prima domanda che sorge spontanea alla nostra poetessa: 1) come sono stati gli inizi in termini di emozioni, sensazioni ed ostacoli specie per un fanciulla giunta in un paese straniero alla tenera età di 6 anni ?
Direi, come credo per tutte le persone che si migrano a quell’età, molto difficile. Difficile per svariati motivi: non capivo e non parlavo la lingua italiana, era tutto diverso da dove ero partita. Ovviamente tutti questi elementi influenzavano la mia emotività e il mio sentire, ero molto timida e insicura i primi mesi sopratutto, ma acquisendo sempre di più la conoscenza della lingua italiana ho iniziato ad acquisire più sicurezza.
2: che è sempre inerente alla prima. Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare in termini di ambientamento per poter raggiungere le tue mete?
È una domanda molto ampia, anche perché credo di stare ancora percorrendo il percorso della mia vita e che le mete non siano ancora state raggiunte – ma proverò lo stesso a rispondere.
Sicuramente l’ostilità del mondo esterno è stato uno degli ostacoli più grandi, perché interfacciarsi ogni giorno con la diffidenza e l’incomprensione alla lunga è stancante e logorante. Diffidenza perché magari per il mio nome, o l’aspetto (porto il velo) venivo vista in un determinato modo secondo alcuni pregiudizi. Posso dire, però, che il mio percorso è tutto sommato fortunato e felice. Ho alle spalle una famiglia solida che ha saputo intercettare i momenti di difficoltà, darmi cura e attenzione in quelle fasi e reagire con me.
3 : spesso si pensa che provenire da una cultura diversa dal paese ospitante sia un handicap ed un impedimento per brillare e raggiungere i propri scopi nella vita . Come può aiutare la tua esperienza e il tuo successo a cambiare questo luogo comune e questi stereotipi?
È molto falsa questa affermazione. Avere un’altra cultura ti arricchisce e ti permette di avere una visione del mondo più aperta e inclusiva. Il mio percorso non si può definire di successo, come dicevo già nella domanda precedente, perché gli obiettivi non sono ancora stati raggiunti. Io credo però che per sfatare questo mito sia necessaria la rappresentanza per le persone con background migratorio. Posso dire che durante il mio percorso scolastico mi avrebbe aiutato avere un professore “non bianco”, o che i progetti esterni portati avanti dalla scuola includessero anche quelli di intercultura e via dicendo. Questo perché la rappresentanza permette a* giovan* di vedersi riflessi nell’altro che sta agendo, e quindi gli dà la possibilità di costruirsi un immaginario ampio del proprio futuro.
4: sempre in relazione con la precedente: pensi che storie di successo come la tua possono fungere da ponti che collegano le due sponde del mediterraneo e che appartenere a due culture diverse sia una ricchezza?
Assolutamente sì! Credo che le generazione come la mia e quelle a seguire portino con sé una chiave per aprire e collegare i mondi. La conoscenza che portiamo sia del paese in cui viviamo, sia di quello da cui arriviamo, ci permette una lettura del contemporanea più ampia e diversificata. Credo però che per poter fare questo ci sia un lungo percorso di consapevolezza da fare, di costruzione della propria identità e integrità senza i quali non si può arrivare a leggere e interpretare il mondo che ci circonda.
5: che consiglio darebbe ai numerosi giovani italomarocchini che vivono in Italia per intraprendere una loro storia e percorso di successo?
Consiglio di conoscere a fondo le proprie origini e il proprio universo collettivo. Consiglio di informarsi sull’attualità, di leggere materiale informativo che arriva da tutto il mondo e non solo dall’Europa o dall’Occidente. Consiglio di leggere molto, perché emancipa e ti rende indipendente. Consiglio di costruire la propria persona in base ai propri sentimenti e necessità, e non secondo quello che desidera la società per noi. Questo è quello che mi sento di consigliare.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri ?
Al momento sto aprendo un’attività a Torino nel quartiere di San Salvario, e spero di poter utilizzare questo piccolo strumento per cambiare la narrazione che l’occidente ha delle persone e delle comunità “non bianche”. Ho in progetto una pubblicazione di una nuova raccolta di poesie che parla di radici, appartenenza e identità. Spero di riuscire a concluderla entro quest’anno, perché poi ci sono tanti altri progetti in porto che aspettano di essere iniziati e portati a termine.
A titolo personale e a nome di tutta la redazione si ringrazia la nostra poetessa per averci dedicato del tempo e concesso questa intervista e le auguriamo una buona continuazione.