Algeria, allarme ong: Autorità ignorano libertà di espressione e di stampa

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*Lungo l’elenco di giornali, siti di informazione censurati, giornalisti incarcerati, nonostante l’indignazione delle organizzazioni dei diritti umani

Dopo le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika lo scorso anno, gli algerini hanno sperato in una nuova era di libertà e democrazia, che rompesse con le pratiche dittatoriali del passato e invece si ritrovano sotto una repressione, aggravata anche dal Covid-19. Basta leggere il lungo elenco di giornali, siti di informazione censurati, giornalisti incarcerati, nonostante l’indignazione delle organizzazioni dei diritti umani.

La repressione ha colpito diversi media come ‘Interlignes’, ‘Radio M’, ‘TSA’ e ‘Maghreb Emergent’, una dozzina di siti di notizie come il caso di ‘Twala.info’ lanciato nell’ottobre 2020 e di ‘Tariq News’ e ‘Casbah Tribune’ fondati dal giornalista incarcerato Khaled Drareni. Di fronte a questa repressione si sono levate voci che chiedevano la fine delle “intimidazioni mediatiche” e denunciavano un “attacco alla libertà di stampa” e ” al diritto all’informazione ”.

È il caso della Lega algerina per la difesa dei diritti umani (LADDH) che ha denunciato “un nuovo attacco alla stampa online”. “Radio M, Maghreb Emergent, Casbah Tribune, Tariq News, Twala, TSA, Interlignes, Ultra Sawt, Ameslay e Chihab, le radio e i siti elettronici sono censurati da mercoledì 2 dicembre 2020 e inaccessibili dall’Algeria”, denuncia Said Salhi, vicepresidente di LADDH sulla sua pagina Facebook. Secondo Salhi, si tratta ancora una volta di un “attacco alla libertà di stampa e di espressione”.

Denunciando una campagna di “censura informatica”, il presidente del Rassemblement pour la Culture et la Démocratie (RCD-opposizione), Mohcine Belabbas, ritiene che con queste pratiche “il potere amplifica la rabbia dei cittadini e aggiunge ingredienti per accelerare ritorno delle manifestazioni di piazza ”.

Stessa cosa per l’Associazione ‘Rassemblement actions jeunesse’ (RAJ) che ha denunciato misure arbitrarie che costituiscono una “flagrante violazione del diritto all’informazione e libertà di espressione pochi giorni prima della giornata internazionale dei diritti umani “.

Secondo i media algerini, questa serie di blocchi “si inserisce in un clima di repressione che prende di mira i militanti dell’Hirak nonostante la sospensione, dallo scorso marzo, delle marce settimanali a causa del coronavirus, ma anche i giornalisti”, tra cui Khaled Drareni, arrestato lo scorso marzo mentre riprendeva una manifestazione popolare. Drareni è stato condannato il 15 settembre a due anni di prigione per “minare l’unità nazionale” e “incitamento a un raduno”.

Secondo un ultimo conteggio del Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (CNLD), circa 85 algerini stanno ancora nei carceri per motivi generalmente legati alle pubblicazioni sui social network o in connessione con le manifestazioni.
Repressioni che hanno costretto il Parlamento europeo a prendere posizione “condannando fermamente l’escalation di arresti e detenzioni illegali e arbitrarie e di vessazioni giudiziarie di cui sono vittime giornalisti e difensori dei diritti umani. Uomini, sindacalisti, avvocati, membri della società civile e attivisti pacifici in Algeria”. “L’esercizio del giornalismo è una missione impossibile di fronte all’oppressione e alla paura”, denunciano i giornalisti in una petizione resa pubblica ad Algeri, mentre chiedono alle autorità algerine di “onorare i loro impegni nei discorsi ufficiali” e “rispettare la libertà di stampa”.

I firmatari della petizione hanno redatto un rapporto sulla situazione della stampa nel Paese, segnato in particolare da “reclusioni, vessazioni morali, minacce, procedimenti giudiziari, citazione della Polizia Giudiziaria, ricatto, ingerenza volta a orientare le linee editoriali”.

Di fronte a questi incessanti appelli e agli avvertimenti inviati da diverse ONG e organizzazioni nazionali e internazionali, le autorità algerine gridano alla cospirazione e continuano a censurare.

Fonte: lapresse.it

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