Abdellah Mechnoune
giornalista italia
L’Islam, spesso oggetto di discussione nei dibattiti geopolitici e culturali, è oggi la religione con la crescita più rapida al mondo. In un contesto globale caratterizzato da instabilità, individualismo e crisi identitarie, sempre più persone trovano in questa fede un rifugio spirituale, un ordine morale e un senso profondo di appartenenza.
Secondo recenti dati globali, il numero dei musulmani nel mondo ha registrato un’espansione significativa negli ultimi decenni. Ma ridurre questa crescita a un semplice fenomeno demografico sarebbe limitante. Accanto alla natalità elevata nei paesi a maggioranza musulmana, esiste un altro fattore chiave, spesso trascurato: la conversione consapevole di milioni di persone nei paesi occidentali, tra cui intellettuali, giovani, donne, artisti e professionisti.
Una ricerca di senso in un mondo frammentato
Viviamo in un’epoca in cui il materialismo esasperato, la precarietà esistenziale e la frantumazione dei valori tradizionali lasciano un vuoto interiore profondo. In questo scenario, l’Islam si presenta come una via spirituale coerente, fondata sull’equilibrio tra anima e ragione, fede e azione, individuo e comunità.
Molti nuovi musulmani parlano di un “ritorno a casa”, di una riscoperta di verità semplici ma essenziali: l’unicità di Allah, la centralità della giustizia, l’importanza della preghiera(assalat) e della disciplina spirituale quotidiana. L’Islam viene spesso percepito non come una religione “altra”, ma come un richiamo universale al bene, alla compassione e alla responsabilità morale.
Un’identità chiara in tempi confusi
Un altro elemento che attrae verso l’Islam è la sua capacità di offrire un’identità chiara e definita in un’epoca di disorientamento. Lontano dal relativismo postmoderno, l’Islam propone una visione del mondo in cui l’essere umano ha uno scopo, un’origine e un destino. Questa chiarezza esistenziale è particolarmente potente per chi si sente smarrito nei labirinti dell’individualismo estremo o dell’iperconsumo culturale.
Inoltre, la comunità musulmana (Ummah) offre un senso di appartenenza intergenerazionale, transculturale e solidale. In un mondo in cui l’isolamento sociale è in crescita, la fratellanza islamica diventa un punto di forza emotivo e spirituale.
Una religione studiata e vissuta
Contrariamente a quanto suggerito da certi stereotipi, moltissimi convertiti all’Islam sono persone istruite, con una forte base culturale e una capacità critica sviluppata. Essi leggono, studiano, pongono domande. Non si tratta dunque di conversioni superficiali, ma frutto di un lungo percorso interiore, intellettuale ed esperienziale.
Anche nei paesi dove l’Islam è minoranza, cresce l’interesse accademico verso la teologia islamica, la filosofia musulmana e la storia delle civiltà islamiche. Università, centri culturali e think tank riconoscono sempre più l’importanza del contributo musulmano nella costruzione della cultura globale.
Un dialogo necessario
La crescita dell’Islam non è una minaccia, ma un’opportunità. Un’opportunità per l’umanità di dialogare, di riscoprire valori universali, e di costruire ponti tra le culture. È anche una sfida per le società contemporanee, chiamate a superare i pregiudizi e ad ascoltare il battito profondo dei cuori che scelgono, consapevolmente, di abbracciare questa religione.
L’Islam conquista i cuori perché parla alla coscienza, alla giustizia, alla spiritualità. In un mondo che cambia velocemente, forse la vera rivoluzione è quella silenziosa: il ritorno alla fede, alla dignità e alla verità.






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