Radici religiose d’Italia

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*Fr. Luca Minuto

 

 

Alla vigilia della festa della Repubblica accolgo l’invito a partecipare all’inaugurazione del nuovo centro giovanile, nell’ambito del progetto Yalla Aurora, portato avanti dall’Associazione Islamica delle Alpi, in dialogo con altre realtà. Durante la visita pensavo al fatto che Islam e Cristianesimo si incontrino nella Costituzione:

è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli…che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
(Cost. Italiana, articolo 3)

Credo che il principale ostacolo che limita libertà e uguaglianza sia l’ignoranza. L’ignoranza che permette ad alcune persone di dominare sulle altre, che schiaccia e uccide, che crea degli idoli da adorare. L’ignoranza non come mancanza di nozioni, ma come incapacità di aprire la mente e il cuore all’incontro con l’altro da cui scaturisce la verità.

L’aveva detto anche papa Francesco in una lettera che la verità è una relazione tra persone, una relazione dove tutti si cerca il bene dell’altro. Noi uomini e donne di religione crediamo che in questo cercare il bene dell’altro sia fonte di una speranza che va oltre il confine della vita terrena. Così possiamo sperare che tutte le nostre relazioni buone vadano a finire in quella cosa che chiamiamo vita eterna o paradiso, mentre quelle segnate da odio e da violenza siano destinate a perire, o nel linguaggio religioso, all’inferno.

La verità sta nel primo tipo di relazioni, quelle in cui si cerca il bene dell’altro. Gesù dice di essere lui stesso la verità dandoci una conoscenza di Dio e del prossimo che si contrappone all’ignoranza di un’applicazione disumana della legge. Gesù definisce se stesso la verità (Giovanni cap. 14, versetto 6) perché si propone come fondamento di ogni nostra relazione eterna, propone la sua stessa vita che consegna ai discepoli nell’Ultima Cena: “prendete: questo è il mio corpo” (Marco cap. 14, versetto 22). I cristiani credono che la sua resurrezione confermi, da parte dell’Altissimo, la pretesa di verità di quella vita interamente rivolta a Dio che si manifesta in una dedizione incondizionata al prossimo.

Il Profeta Mohammad combatté con ogni mezzo l’idolatria che, di fatto, schiavizza l’uomo. In nome degli idoli i primi musulmani furono perseguitati e uccisi. L’idolo è in realtà l’uomo più forte che fa di se stesso un dio e sottomette gli altri. Dopo la conquista della Città Santa il Profeta ordinò la distruzione di tutti gli idoli, gesto che dice del suo impegno nel combattere l’ignoranza – jahilyia- e affermare la conoscenza dell’unico Dio attraverso la recita del Sublime Corano. Nella casa dell’Islam i rapporti umani sono liberati dal predominio del più forte, il debole e il povero si rivolgono a Dio fianco a fianco e chi ha di più ha il dovere di condividere con chi ha di meno.

Oggi tra i giovani a Torino l’ignoranza prende la forma di una sopraffazione dell’altro per apparire sui social e tentare la fortuna economica attraverso le visualizzazioni, prende la forma di bande che si menano sfasciando negozi e lasciando feriti, ahinoi anche tra chi non c’entra niente, prende la forma del crack, la terribile droga sintetica che brucia i cervelli. L’ignoranza prende la forma di partiti politici o di radicalizzazioni che portano a vedere nell’altro un nemico da combattere.

Già nel 1800, proprio a Torino, don Bosco aveva inventato l’Oratorio, per far sì che i ragazzi imparassero a stare insieme, ad affrontare la vita senza paura dell’altro e diventare così buoni cristiani e insieme buoni cittadini. Oggi, nel XXI secolo dell’era cristiana, oppure nel 1443 del calendario islamico i musulmani aprono un oratorio a fianco di una moschea.

Hanno copiato i cristiani? Non credo, penso abbiano riconosciuto nel Corano la preoccupazione per i più deboli e hanno creato una struttura per donare loro una crescita sana. E se il modello esisteva già in area cristiana, non si può dire che il bene non sia condivisibile, se parte dallo stesso afflato del cuore.

Questo è il dialogo interreligioso di cui abbiamo bisogno: imitarci nelle buone pratiche, aiutarci ciascuno a realizzare quel progetto di pace che Dio, per vie misteriose e uniche, ha affidato all’umanità.

La quale umanità, se è veramente fatta a immagine di Dio come dicono i cristiani, o se è vicaria – khalifa- di Allah, non ci stupisce che anche nelle sue espressioni più laiche, come la Costituzione italiana possa contenere le istanze di bene che sgorgano dalle rivelazioni che le religioni custodiscono e tramandano.

1Lettera a chi non crede, https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2013/documents/papa-francesco_20130911_eugenio-scalfari.html

*Ofm Cap

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