Musulmani di Calabria e Cristiani del Mondo: un Dialogo da Vivere

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Domenico Bilotti

 

Il 27 ottobre si terrà la giornata dell’amicizia islamo-cristiana con l’imam Ahmed Berraou e Don Antonio Stranges. Alla base dell’incontro il confronto, la condivisione, la reciproca relazionalità.

Non bisogna rovistare troppo sulle enciclopedie per ricordare la presenza musulmana in Calabria all’alba della tentata (e poi per più versi riuscita) conquista islamica dell’Europa meridionale mediterranea. E quella storia, certo storia d’armi non meno di ogni conquista o crociata, pur dal suo punto di vista qualcosa di cospicuo ci lascia: le parole non solo dei dialetti, ma della lingua italiana tutta, che con discrezione precedono la loro origine araba e talvolta addirittura persiana.

Sempre utile (ma qui non decisivo) rievocare come la teologia del diritto canonico medievale e l’esegesi islamica contemporanea si siano incontrate proficuamente, facendo risuonare e circolare traduzioni, tecniche, idee, valori. Chi pensa al confessionismo islamico e al liberalismo giurisdizionalista cristiano come nemici giurati sbaglia per difetto e per eccesso: se le radici mettono chiaramente in mostra la diversità, la loro crescita ci dà il frutto dell’incontro, del confronto, della condivisione, della reciproca relazionalità. Qui mette conto ricordare piuttosto altro: quello che l’Islam in Calabria (e nel mondo) oggi è. Una fede praticata nel vissuto quotidiano di tante persone che non ci si presentano affatto per forza come oscurantisti sprangaporte o come iracondi avversari, ma probabilmente i vicini di casa, i genitori di figli compagni in classe dei nostri, gli amici o i conoscenti o i colleghi con cui scambi un saluto.

Tanti episodi potremmo richiamare. Di quelli di portata geopolitica, quando emerse il fenomeno delle persecuzioni anticristiane e del massacro di migranti sul mare: Roberto Piccardo, traduttore di una celebre edizione del Corano, addirittura invitò i suoi fratelli nella fede a farsi da “scudo umano” sotto i colpi dei cecchini, e pure ad Ovest la lotta contro l’ingiustizia ci spinge tutti a far da scudo a tutti perché nessuno si salva da solo. Potremmo sottolineare, una volta di più, nel periodo orribile del Covid-19, che speriamo archiviato per sempre almeno nelle vittime, la preghiera dei musulmani per le vittime di ogni fede a Francavilla.

Il sottoscritto si limita al “suo”: l’emozione di una preghiera interconfessionale a Bordeaux per le vittime del terrorismo, con lavoranti bianchi e neri che piangevano amiche e amici dal sangue, per tutti, inevitabilmente rosso. Sciiti e sunniti nell’alluvione di Genova tra i primissimi a far collette e a spalare fango insieme ai tifosi delle due gradinate liguri, vecchi compagni genoani e nuove conoscenze doriane. La raccolta natalizia di giocattoli per i bambini della Striscia di Gaza, a Cosenza le marce della pace con ortodossi e buddhisti e io a chiedere, rompendo le scatole a tutti, quale fosse il dress code migliore per non scontentare gli altri… e chissà quanto altro.

Per questo ho aderito con vera amicizia alla giornata dell’amicizia islamo-cristiana il 27 Ottobre alle 17e30 alla Parrocchia Immacolata di Gizzeria Lido, dove sarò con l’imam Ahmed Berraou e Don Antonio Stranges, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Diocesi di Lamezia. Torniamo al punto d’inizio: l’etimologia reca spesso addosso la sua porzione di verità. Le “religioni del Libro” sono accomunate dal monoteismo e dalla parola: l’unicità del valore umano e la forza salvifica del messaggio che si tramanda comunicando (temi e principi dei quali possono serenamente innamorarsi anche laici – e atei! – incalliti). Parlino allora finalmente gli ultimi che vivono assieme, non solo i primi che vivono soli. Un giorno andai in un locale in Sila con una ragazza che mi piaceva particolarmente. Ai tavoli c’era un corpulento e simpaticissimo ragazzo maghrebbino. Le chiesi quale fosse il sogno più grande della sua vita: servire chi ci serve. Il 27 sogniamo insieme, in tanti.

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