Torino nell’abbraccio della festa: Parco Dora accoglie 30.000 musulmani e scrive un nuovo capitolo di convivenza

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Abdellah Mechnoune 

 

 

In una luminosa mattina di fino marzo, il sole si è levato sulla Piazza Parco Dora di Torino, trasformandola in un mosaico di fede e spiritualità, dove oltre trentamila musulmani e musulmane si sono riuniti per la preghiera dell’Eid al-Fitr. Uno spettacolo che sembra un sogno, ma che si ripete ogni anno, crescendo in intensità e partecipazione, in una città che ha fatto della diversità un valore e della convivenza uno stile di vita.

Per l’undicesimo anno consecutivo, Torino ha ospitato questo grande evento, ma questa volta con un significato speciale, non solo per il numero record di partecipanti, ma anche per il valore simbolico del momento, in un mondo dove i discorsi di esclusione si fanno sempre più forti. All’alba, le famiglie hanno indossato i loro abiti migliori e sono uscite portando con sé la gioia dell’incontro, le preghiere delle madri, le risate dei bambini e gli sguardi della seconda generazione, che scrive la propria storia con un’identità ricca e radicata.

Sul palco, l’imam  Mustafa ha parlato ai cuori prima che alle orecchie, invitando alla gratitudine, alla riflessione e alla solidarietà. Ha ricordato che l’Eid non è solo un momento di festa, ma un’opportunità per meditare sulle condizioni della comunità e per tendere la mano a chi soffre, dalla Palestina ad altre parti del mondo. Nel suo sermone ha detto: “La nostra festa non sarà completa finché non metteremo in pratica ciò che la nostra religione ci insegna: solidarietà con gli oppressi e impegno per la giustizia e il bene.” Ha anche ringraziato le autorità cittadine per aver garantito lo spazio e il supporto per realizzare questo momento di unione tra spiritualità e civiltà.

In prima fila era presente il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che ha pronunciato un discorso caloroso in cui politica e umanità si sono intrecciate. Ha sottolineato che la sua città è costruita sull’accoglienza, cresce grazie alla diversità dei suoi abitanti e prospera quando le differenze diventano una fonte di forza e complementarità. L’evento ha visto anche la partecipazione di rappresentanti del Vaticano e della diocesi, oltre a funzionari della sicurezza e dell’amministrazione, in un’immagine che testimonia l’impegno della città a fare della religione un ponte e non un muro.

Tra la folla, molti giovani pieni di vita e senso di appartenenza hanno descritto l’Eid come un momento in cui la comunità musulmana ridefinisce la propria identità e collega il presente alle proprie radici. Una partecipante ha commentato: “Per noi l’Eid è come il Natale per i cristiani: un momento di unione familiare, di rinnovamento dei legami e di ricarica di amore e speranza.”

Questo grande evento è stato reso possibile grazie all’impegno straordinario del Coordinamento delle Moschee di Torino, guidato dalla Moschea Taiba, i cui organizzatori hanno dimostrato un alto livello di professionalità nella gestione dell’ingresso, nella sicurezza e nel garantire un’atmosfera di raccoglimento e serenità. Anche la stampa ha seguito l’evento con interesse: il quotidiano “Italia Telegraph” ha dedicato ampio spazio alla celebrazione e ha intervistato il sindaco prima della festa, contribuendo a rafforzare l’immagine della comunità musulmana come parte attiva e positiva della società italiana.

Torino, da sempre famosa per il cioccolato, il cinema e l’industria automobilistica, è oggi anche un simbolo di apertura e multiculturalismo. Non chiede da dove vieni, ma cosa porti nel tuo cuore. E quando la risposta è la pace, la città apre le sue strade, le sue piazze e il suo abbraccio.

Buona festa a Torino e a tutti i musulmani, finché i cuori pregheranno insieme e le città celebreranno la diversità come una ricchezza, non come una minaccia.

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