PROF :Paolo Branca.*
Fonte Il Giornale .it
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L’islamologo sulla conversione di Silvia Romano: “Potrebbe aver chiesto il Corano per capire meglio i suoi rapitori”
Al suo ritorno, la cooperante milanese ha confermato la scelta di essersi convertita. L’islamologo Paolo Branca ha provato a spiegare i passaggi della vicenda: “È evidente che se i rapitori fossero stati di un’altra religione o atei, sarebbe stata meno probabile la richiesta di una copia del Corano, seguita addirittura da una conversione”
DOMANDE BRANCA
“Leggevo il Corano, pregavo. La mia riflessione è stata lunga e alla fine è diventata una decisione”
1- Casi di questo genere sono frequenti? Esempio di Amanda Lindhout, che però poi disse di averlo fatto per sopravvivenza
Per esperienza personale, avendo conosciuto sia cristiani convertiti all’islam che musulmani divenuti cristiani, mi pare di poter dire in generale che un passo del genere non è mai banale. Non si cambia religione come bere un bicchier d’acqua! Anche in condizioni ‘normali’ c’è spesso un trauma all’origine del distacco dalla fede dei propri genitori e non a caso molti si vedono poi impegnati più a denigrare la religione abbandonata che a magnificare la nuova. Il caso più eclatante in Italia è quello di Magdi Allam che dopo il battesimo ha moltiplicato articoli e libri soprattutto antislamici.
2- Perché, secondo lei, Silvia ha chiesto il Corano e non la Bibbia, per esempio?
Non credo che gliel’avrebbero data e comunque conoscere il Testo sacro dei suoi rapitori può averla aiutata a capirli meglio e a usare un linguaggio a loro noto. Dato il suo impegno parrocchiale penso inoltre che la Bibbia la conoscesse già bene.
3- Quale meccanismo psicologico può essersi avviato in lei nei 18 mesi di prigionia? Perché la conversione proprio a metà?
Non conoscendola è impossibile dirlo, ma è nota la cosiddetta ‘sindrome di Stoccolma’ per cui un prigioniero può addirittura innamorarsi del proprio carceriere…
4- ll Corano infonde speranza? Ha una funziona consolatoria? Se sì per quale motivo?
Tutti i testi sacri di ogni religione hanno parole di conforto e speranza per gli esseri umani che vivono l’esperienza del limite, del dolore e della morte. Il Corano sottolinea l’abbandono fiducioso al volere divino anche nelle avversità, fino a un certo grado di fatalismo che in situazioni estreme e senza uscita può risultare consolatorio.
5- La conversione all’islam può essere stata influenzata dal fatto che i carcerieri fossero estremisti islamici?
Mi pare evidene che se i rapitori fossero stati di un’altra religone o atei sarebbe stata meno probabile la richiesta di una copia del Corano seguita addirittura da una conversione.
6- Silvia è atterrata a Ciampino con un lungo abito della tradizione somala e il velo che le copriva il capo. Che significato ha l’abbigliamento in casi come questo? È un simbolo? Perché, secondo lei, la giovane non si sarebbe voluta togliere il velo?
Il velo, nelle sue varie forme, è simbolo di modestia e castità, oltre che di sottomissione a Dio. Al di là di questo, però, credo che chi esce da una simile esperienza possa anche sentirsi ‘protetto’ dai molti sguardi che si verdà puntati addosso.
7- C’è il rischio di una forma di radicalizzazione in questi casi? È presto per dirlo? Se sì in che modo?
In generale i neoconvertiti sono più scupolosi dei credenti comuni, ma ci sono anche forme di avvicinamento spirituale che non comportano né risentimento verso la fede precedente né atteggiamenti radicali.
8- Silvia, durante le sue ore di interrogatorio, avrebbe dichiarato di aver imparato anche un po’ di arabo. Ritiene sia stato più un adattamento o una scelta?
Conoscere le lingue altrui è sempre un vantaggio, anche in chiave difensiva. Diceva Maometto: “Chi conosce la lingua di un popolo si mette al riparo dalle loro astuzie”.
9- La giovane avrebbe detto alla psicologa dei servizi segreti, che l’ha accolta in Somalia e cha ha volato con lei, di aver cambiato il suo nome in Aisha. Perché secondo lei propri questo nome?
E’ il nome della più giovane e amata moglie del Profeta, dotata però anche di un forte carattere vivace e persino un po’ ribelle.
10- Fino a che punto, secondo lei, un ostaggio può dirsi libero di scegliere e svincolato dalle pressioni dei suoi carcerieri in casi come questo?
Impossibile dirlo. Anche per messaggi video cui militari catturati son stati costretti le singole personalità emergono dando vita a una serie infinita di casi distinti.
11- Silvia avrebbe detto, durante la sua lunga audizione, di aver sentito il muezzin più volte al giorno durante la sua prigionia. Crede che quel canto possa averla influenzata e averle dato speranza?
In situazioni di grave privazione della libertà quasiasi suono, immagine e persino odore può diventare ossessivo oppure consolatorio. Molta letteratura araba moderna concentrazionaria lo testimonia ampiamente.
12- C’è chi parla di una vittoria propagandistica di al Shabaab, dovuta sia alla conversione senza costrizioni apparenti di Silvia, sia al fatto che si sarebbero mostrati “compassionevoli” con lei, facendoli vedere sotto un’altra luce. Condivide?
Persino i nazisti chiesero a Freud, prima di lasciarlo partire da Vienna per la Gran Bretagna, una dichiarazione scritta di esser stato trattato bene… Da genio qual era la vanificò aggiungendo al testo già scritto una frase di suo pugno: “Posso sinceramente raccomandare le Ss a chiunque”. In futuro vedremo se Silvia aggiungerà particolari alla storia che per ora conosciamo poco, magari ribaltandone il senso apparente.
Islamologo e docente di Storia delle religioni all’Università cattolica di Milano*






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