La risoluzione del Consiglio di Sicurezza sull’autonomia del Sahara marocchino: implicazioni storiche, giuridiche e geopolitiche

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di Youssef Sbai

 

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato venerdì una risoluzione che riafferma il sostegno al piano di autonomia proposto dal Marocco nel 2007 per il Sahara occidentale, riconoscendo la sovranità di Rabat sul territorio. La risoluzione, presentata dagli Stati Uniti, è stata adottata con 11 voti favorevoli, mentre Russia, Cina e Pakistan si sono astenuti. L’Algeria – principale sostenitrice del movimento separatista del Fronte Polisario – non ha partecipato al voto.
Questo pronunciamento rappresenta un ulteriore consolidamento della posizione internazionale a favore della proposta marocchina, che si configura come un compromesso pragmatico tra il principio di autodeterminazione e l’integrità territoriale dello Stato. In tal senso, la risoluzione può essere letta non soltanto come un atto politico, ma anche come un riconoscimento del contesto storico e giuridico che lega il Sahara al Marocco.

1. La dimensione storica della sovranità marocchina
Per comprendere appieno la questione del Sahara, è necessario collocarla all’interno della lunga durata della storia politica e religiosa del Marocco. Fin dal Medioevo, numerose tribù sahariane – tra cui Rguibat, Tekna e La’roussiyine – intrattenevano rapporti di bay‘a (lealtà politico-religiosa) con il sultano del Marocco. Questo legame non era meramente simbolico, ma sanciva una relazione di sovranità e protezione che si estendeva ai territori del Sahara.
Le principali dinastie marocchine – dagli Almoravidi, originari delle regioni sahariane, ai Merinidi, Saaditi e infine agli Alaouiti – hanno mantenuto una continuità istituzionale e territoriale che testimonia la persistenza dell’autorità marocchina su tali aree. Questo dato storico, spesso trascurato nel dibattito contemporaneo, costituisce un elemento essenziale per la comprensione del quadro politico attuale.

2. Dalla colonizzazione spagnola al parere della Corte Internazionale di Giustizia
La presenza spagnola nel Sahara occidentale risale al 1884, quando Madrid proclamò la propria sovranità sulla regione. Il sultano Hassan I reagì immediatamente, inviando proteste ufficiali e missioni diplomatiche per riaffermare i diritti storici del Marocco sul territorio.
Nel 1975, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja riconobbe l’esistenza di “legami giuridici e di fedeltà” tra il Sahara e il Marocco, pur non conferendo al regno un titolo di sovranità assoluto. Tuttavia, il parere della Corte confermò che l’occupazione spagnola aveva natura coloniale e che il processo di decolonizzazione doveva tenere conto di tali legami storici e politici.
In linea con questa interpretazione, il Marocco ha presentato nel 2007 un piano di autonomia per il Sahara sotto la propria sovranità, inserito nel quadro dei negoziati promossi dalle Nazioni Unite. Tale piano è stato ampiamente appoggiato da diversi attori internazionali, tra cui Stati Uniti, Francia, Spagna, Regno Unito e la maggior parte dei Paesi arabi e africani.

3. La questione del parallelo con il caso palestinese
Da un’altra prospettiva la risoluzione è una risposta convincente ad alcuni ambienti politici e sindacali italiane che adottano la tendenza a paragonare la situazione del Sahara marocchino a quella palestinese. Eppure, numerosi analisti sottolineano come tale accostamento risulti metodologicamente improprio e fuori luogo.
La questione del Sahara si inscrive nel processo di decolonizzazione riconosciuto dalle Nazioni Unite e riguarda la definizione dello status di un territorio precedentemente amministrato da una potenza coloniale (la Spagna in questo caso). La questione palestinese, invece, affonda le sue radici in dinamiche storiche e geopolitiche di natura completamente diversa.
Pertanto, assimilare le due situazioni rischia di produrre distorsioni interpretative e di ridurre la complessità del dibattito internazionale a schemi ideologici semplificati risalenti ai tempi dell’Unione Sovietica.
4. Conclusioni: verso una riflessione responsabile
In un contesto globale caratterizzato da tensioni geopolitiche e da un crescente flusso di informazioni non sempre accurate, la gestione di questioni sensibili come quella del Sahara marocchino richiede un approccio fondato sul rigore storico, sulla conoscenza giuridica e sul rispetto del diritto internazionale.
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza costituisce dunque non solo un passo significativo nella direzione della stabilità regionale, ma anche un richiamo alla responsabilità di analisti, osservatori e decisori politici nel trattare la materia adottando paradigmi giuridico-storici al di là delle posizioni ideologiche.
D’altra parte, la risoluzione approvata rappresenta un’occasione storica per promuovere la stabilità e la pace nell’area nordafricana. In tale prospettiva, particolare rilevanza assume l’invito formulato ieri dal Re del Marocco Mohammed VI al Presidente dell’Algeria a intraprendere un dialogo diretto, volto a superare le tensioni bilaterali e a porre le basi per una cooperazione fondata sulla fiducia reciproca. Un simile passo potrebbe favorire non solo la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, ma anche la costruzione di un quadro regionale di collaborazione e prosperità condivisa..

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