Le Dieci Raccomandazioni nella Sura al-An‘ām: una lettura giuridica e contemplativa alla luce del metodo trasformativo del Corano
Abdellah Mechnoune
Giornalista e analista politico residente in Italia,
interessato alle questioni arabe, islam, ai temi migratori e ai diritti umani.
Segue e analizza gli eventi arabi e internazionali,
promuovendo i valori del dialogo, della tolleranza e della convivenza tra le culture.
Dalla mia lettura e dal mio seguito delle pubblicazioni di numerosi studiosi e pensatori — tra cui l’illustre dottor Ahmed Raysouni, il pensatore e osservatore marocchino dottor ʿAbdellah Chanfar, il dottor Mohammed elkhomsiī, il pensatore Jasem mohamed Sultan, e molti altri uomini dotati di comprensione e perspicacia, dai quali si trae luce in un’epoca in cui le tenebre dell’ignoranza e dell’estremismo si sono diffuse — mi ritrovo profondamente grato a questa luce che chiarisce i concetti e apre gli orizzonti.
Dio ti conduce verso persone e ti mette sul cammino di uomini che ti aprono porte di misericordia attraverso un’idea ordinatrice o un’indicazione illuminante, trasformandole per te in metodo di vita e in criterio di visione.
E come dice l’Altissimo: {وَمَا يَعْلَمُ جُنُودَ رَبِّكَ إِلَّا هُوَ} – “Nessuno conosce le schiere del tuo Signore, se non Lui”, quei “soldati” possono non essere conosciuti per nome, ma vengono riconosciuti attraverso gli effetti che lasciano nei cuori di coloro che sono stati ispirati dalla loro luce.
Nella Sura al-An‘ām (versetti 151–153), il Corano presenta il nucleo di un patto etico e legislativo complessivo, che va oltre una semplice lista di comandi, rivelando una visione profonda per la costruzione dell’essere umano nei suoi aspetti dottrinali, morali e sociali.
In questo quadro, ogni norma religiosa diventa un mattone in un progetto esistenziale che va oltre la disciplina esteriore, verso un orizzonte di trasformazione del sé e della società.
1. L’Unicità come fondamento dell’esistenza: “أَلَّا تُشْرِكُوا بِهِ شَيْئًا”
Da dove comincia la riforma? Dall’esterno o dalla concezione che l’uomo ha dell’esistenza? Il Corano pone il tawḥīd come prima pietra, non solo come negazione dello shirk, ma come liberazione dell’uomo da ogni forma di sottomissione a una qualsiasi autorità oltre Dio.
“Non associateGli alcunché” non è solo un principio dottrinale, ma una chiave per decostruire le strutture psicologiche e sociali che creano gli “idoli” moderni: denaro, potere, razza. Il tawḥīd è un atto liberatorio che fonda una coscienza che non accetta né subordinazione né emarginazione: ogni sottomissione a ciò che non è Dio è privazione della vera libertà.
2. La rete di vicinanza e misericordia: “وَبِالْوَالِدَيْنِ إِحْسَانًا”
In un’epoca in cui i valori condivisi si erodono e la benevolenza si dissolve nella logica utilitaristica, questa raccomandazione diventa una pratica riformatrice fondamentale.
L’ihsān, che supera la semplice pietà filiale, implica riconoscimento, cura e comunicazione spirituale, ricostruendo il patto morale tra generazioni e rafforzando la dimensione sociale della famiglia come spazio di formazione etica.
3. Critica della logica del “povertà che uccide”: “وَلَا تَقْتُلُوا أَوْلَادَكُم مِّنْ إِمْلَاقٍ”
Come può una società che proclama il valore della vita giustificare l’uccisione dei propri figli per paura della povertà?
Il versetto si oppone alla logica utilitaristica della “gestione delle risorse” e spinge l’uomo a riorganizzare le sue priorità: la vita precede il sostentamento.
L’imlāq non è solo miseria materiale, ma una decadenza nella coscienza che trasforma la vita in un peso. Così la dignità viene ripristinata come diritto incondizionato.
4. L’architettura della modestia: “وَلَا تَقْرَبُوا الْفَوَاحِشَ مَا ظَهَرَ مِنْهَا وَمَا بَطَنَ”
La caduta morale inizia dall’azione o dalla coscienza?
Il divieto non riguarda solo il fatto in sé, ma anche l’avvicinarsi ad esso. La deviazione comincia dai preliminari silenziosi: uno sguardo, una parola, un’intenzione.
Tra manifesto e nascosto nasce una dialettica morale essenziale; la modestia diventa una struttura etica che regola la relazione tra l’individuo e il proprio corpo, tra desiderio e consapevolezza.
5. La centralità della vita nel progetto coranico: “وَلَا تَقْتُلُوا النَّفْسَ الَّتِي حَرَّمَ اللَّهُ إِلَّا بِالْحَقِّ”
Può il diritto alla vita diventare un lusso in un mondo che banalizza il sangue?
Questo divieto stabilisce la vita come sacro inviolabile, al di là del possesso umano, con un’eccezione minima e rigidamente regolata.
La protezione offerta dal testo supera molte legislazioni positive e fonda un sistema di valori che limita gli eccessi interpretativi.
6. L’economia della misericordia: “وَلَا تَقْرَبُوا مَالَ الْيَتِيمِ إِلَّا بِالَّتِي هِيَ أَحْسَنُ”
Come può sopravvivere un’economia priva di etica?
Il denaro non è solo strumento, ma banco di prova dei valori; l’orfano rappresenta le categorie vulnerabili.
L’appello a “ciò che è migliore” sposta la gestione dei beni dall’ambito legale a quello dell’ihsān responsabile e della cura umana.
7. La giustizia come valore linguistico: “وَإِذَا قُلْتُمْ فَاعْدِلُوا وَلَوْ كَانَ ذَا قُرْبَى”
Dove comincia la giustizia?
Questa raccomandazione va oltre i tribunali per entrare nel linguaggio quotidiano: la parola diventa campo di responsabilità morale.
Ogni parola è atto di giustizia o di ingiustizia; la testimonianza è una fatwa, il discorso è un peso etico.
8. Il patto esistenziale: “وَبِعَهْدِ اللَّهِ أَوْفُوا”
Leggiamo la sharīʿa come semplice legge, o come patto esistenziale?
Fedeltà al Patto con Dio significa libertà adorante: integra riti, impegni e doveri in un orizzonte stabile di senso in un mondo segnato da caos e smarrimento.
9. Il sentiero rettilineo come vitalità interpretativa: “وَأَنَّ هَذَا صِرَاطِي مُسْتَقِيمًا فَاتَّبِعُوهُ”
La religione è strada fissa o orizzonte rinnovabile?
La promessa del sentiero retto non invita all’immobilismo, ma al rinnovamento dell’impegno verso il fine ultimo: equilibrio, unità, rettitudine.
L’allontanarsi dai sentieri devianti non riguarda solo le dottrine fuorvianti, ma tutto ciò che distoglie dallo spirito dell’hidaya complessiva.
10. Immunizzare sé e la società dalla frammentazione: “وَلَا تَتَّبِعُوا السُّبُلَ فَتَفَرَّقَ بِكُمْ عَن سَبِيلِهِ”
Basta conoscere la via della verità?
Il versetto non si limita a un ordine di seguire, ma apre la consapevolezza critica verso i sentieri falsi: ideologie, interessi, desideri mascherati da verità.
Questa immunizzazione previene il disgregamento interiore e la frammentazione sociale, affermando l’unità dell’individuo e della comunità alla luce dei valori coranici.
Conclusione contemplativa aperta
Le dieci raccomandazioni della Sura al-An‘ām non sono solo testi legislativi, ma un progetto civilizzatore per ricostruire l’essere umano dall’interno.
Sono un invito alla trasformazione interiore che supera il comportamento esteriore per toccare concezioni e visioni, fondando società radicate nei valori e armoniose nella loro relazione con Dio e con gli uomini.
Tra l’Unicità e il Sentiero Retto si chiude il cerchio, aprendoci una domanda essenziale: come riattivare questi valori in un’epoca di frammentazione, senza svuotarli della loro profondità trasformativa né ridurli a slogan?






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