L’Islam è compatibile con la democrazia?

italiatelegraph

 

 

 

 

 

Nezha Ed Difdai

 

 

Intervista con Nabil Fouly Mohamed

1. Com’è possibile descrivere il rapporto che lega l’Islam alla democrazia? È una relazione di compatibilità, di contraddizione o di integrazione?
Per poter davvero rispondere a questa domanda in maniera precisa occorre innanzitutto sapere la verità della democrazia così com’è percepita da noi. È necessario anche conoscere la posizione dell’Islam delle ideologie in arrivo. In pratica, la democrazia è uno strumento che consente di eleggere il proprio sovrano ed i rappresentanti del popolo, e dal punto di vista teorico, si tratta di un metodo politico che permette alla società di esercitare in maniera assoluta il diritto di scegliere i propri legislatori ed esecutori ovvero coloro che hanno in mano l’autorità legislativa e quella esecutrice, e che hanno il diritto assoluto – secondo questa scelta- di attuare leggi.

Per quanto riguarda l’Islam, non si considera in contraddizione con le esperienze umane, ma piuttosto le vede come una delle fonti di beneficio nella vita, ed è ciò che comprendiamo dal verso generale: “Questa è certamente una lezione per coloro che hanno occhi [per vedere]”, 44° versetto di Surah An-Nur. E l’uso di esperienze di successo consiste nel considerare le ragioni del loro successo.

Perciò, non credo che la democrazia, vista come strumento di scelta del proprio sovrano, sia contradditoria all’Islam. Anzi, è un bene comune dell’umanità, in quanto chiunque possa trarne beneficio, e anche coloro che sostengono che tale fruizione sia possibile solo mediante la sua mutazione; come ad esempio, distinguere i voti dei sapienti (inclusi tutti i loro ruoli religiosi ed universali), e quelli dei periti che servono in primis la patria e principi solenni, da quelli degli altri –come propongo io- può essere utile.

Tuttavia, dare il diritto assoluto di legislazione è possibile nel momento in cui l’opinione islamica non lo avesse stabilito, in quanto bere il vino, mangiare la carne di maiale ed avere rapporti extraconiugali, ecc.; sono questioni che non vanno permesse dal legislatore che viene eletto dal popolo musulmano, e successivamente, sarà possibile attuare in maniera ampia diverse leggi finché servirebbero il proprio popolo da questo punto di vista.

2. Quali sono le differenze e le contraddizioni che sussisterebbero tra Islam e democrazia?
Credo di aver risposto precedentemente a questa domanda.

3. Quali sono le vere ragioni che spingono alcune correnti islamiche ad avere una posizione opposta alla democrazia?
Le fazioni islamiche che si oppongono alla democrazia sono di vario genere. E non hanno nemmeno le stesse motivazioni. Alcune di loro contrastano la democrazia per la ragione filosofica su cui si basa, quale dare il diritto assoluto al popolo –tramite la propria autorità legislativa- di analisi e di illegitimizzazione, e credono che sia un’opposizione a Dio in un uno dei propri puri diritti. Nel mentre, un’altra fazione guarda nel bilancio screditato della democrazia esercitata nella maggior parte degli Stati islamici, e mette in evidenza il fatto che essa è solo un calmante formale, ed uno strumento per tranquillizzare le anime, mentre soltanto i tiranni corrotti giungono al potere, anzi la ‘finta democrazia’ si è trasformata in un velo sotto il quale esercitare le più potenti forme di tirannia e di saccheggio di risorse appartenenti ai popoli.

4. Secondo Lei, sarà possibile instaurare una sorta di democrazia nei sistemi islamici?
Purtroppo la realtà attuale nella maggior parte dei Paesi islamici non dà assolutamente buoni auspici da questo punto di vista, e non ha nemmeno una scintilla di speranza per prossimi cambiamenti o riforme. Tuttavia, vi sono dei fattori peculiari che potrebbero migliorare la situazione attuale, tra i quali: la crescita della consapevolezza cittadina, l’attività condotta da istituzioni idonee che possiedono delle carte di pressione –anche se sono a volte morali- sui sistemi governanti, la presenza di personaggi con un orientamento riformista a livello politico globale, e la capacità dei sistemi a livello di decisioni inerenti all’Estero, e alle proprie pressioni, in quanto solo nel momento in cui sussistono tali fattori, i nostri Stati islamici potranno avere una vera democrazia.

5. È possibile affermare che la democrazia dia un valore aggiunto ai sistemi islamici? Quali effetti sull’intero mondo islamico?
Purtroppo, la maggior parte dei sovrani nel mondo islamico non tiene presente che qualunque sviluppo raggiunto dalla patria, e ogni cambiamento positivo avvenuto in essa, possa essere un ‘saldo’ importante per loro, e potrà metterli in coda ai personaggi storici che hanno condotto, oppure hanno cercato di condurre, riforme e cambiamenti. Questi sovrani non tengono nemmeno presente che ciò che viene raccolto corrottamente se lo possono avere lo stesso, o in più, anche tramite una riforma ed uno sviluppo della situazione economica delle popolazioni e mediante la realizzazione di una vera crescita politica ed economica.

La questione della democrazia nel mondo islamico è molto complessa; in quanto gli Stati che traggono beneficio dal mondo islamico desiderano una democrazia che garantisca il raggiungimento dei loro scopi. Perciò, vi è un’alleanza ‘sporca’ tra questi Stati e l’élite che governa nel mondo islamico sia sotto forma di eserciti governanti che famiglie che tramandano l’eredità al trono.

6. Instaurare la democrazia non sarebbe l’unico ‘salvatore’ degli Stati islamici ai tempi d’oggi?
Perché supponiamo che la democrazia sia un modello ideale di governo? Le forme della libera scelta del sovrano e dei rappresentanti del popolo potrebbero essere molteplici, e noi siamo in grado di creare un nostro modello politico aperto, e non chiuso; in altre parole, nel nostro retaggio politico vi sono principi chiari e comuni di pratiche, e possiamo ammettere parecchie forme di attuazione a seconda dell’era in cui ci si vive, ed avere beneficio da tutte le esperienze umane buone da questo punto di vista, inclusa la democrazia.

Sono stati scelti i primi successori (Califfi) del Profeta, pace su di lui, secondo regole accurate, ed in maniera libera, ed in un consulto idealista, ed è un’esperienza molto ‘ricca’ che si intreccia con la democrazia in certe sue radici, ma sembra un estremo precedente per la propria era ed il proprio ambiente, e che conserva ancora la sua raffinatezza tra le varie esperienze politiche umane, e può originariamente essere una fonte per la metodologia politica islamica attuale, e la democrazia, tra l’altro, è un’esperienza fruibile anche se ha radici diverse.

7. Cosa ne pensa della seguente affermazione: “In Islam la sovranità è in mano alla Sharia’, e non alla nazione islamica (“ummah”)?
Non dovremmo capire il termine “Ummah” (nazione) in isolamento dal termine “Sharia”; in quanto la nazione si dice islamica solo se rispetta le leggi e la dottrina islamica, ed in questo caso non si sarà felici che le leggi consentano bere il vino o giocare ad azzardo, nemmeno che siano attaccanti alla dignità umana, o a sostegno della tirannia e dell’ingiustizia, o proibiscano la preghiera oppure il pellegrinaggio, ecc. Per conseguenza, la sovranità della “Sharia” è relativa all’idea teorica ovvero all’aspetto morale della società islamica, mentre quella annessa alla realtà ed alla vita pratica è in mano alla nazione (ummah) che rispetta questa “Sharia”.

8. Qual è il ruolo dell’Islam nella vita politica?
Con l’abbondanza di ciò che è stato scritto, in passato e di recente, sull’Islam, la sua legislazione, le sue origini, le sue radici e le sue fonti (il Corano e i detti (hadith) del Profeta) necessitano ancora letture generali e rinnovate alla luce di ciò che si trova e si accumula da esperienze conoscitive da parte degli studiosi appartenenti ai vari campi, compreso il loro contributo nel campo politico. La cosa più importante che si può dire al riguardo è che l’Islam tiene conto dello sviluppo che avviene di volta in volta nelle società, quindi le loro vite politiche non sono mai state governate da una legislazione rigida e gelida, ma piuttosto da principi generali che, se sono stati raggiunti, i requisiti della “Sharia” saranno stati soddisfatti e questi principi sono: la “Shura” (consulto), la giustizia e l’attuazione di leggi islamiche. Ed il governatore generale deve essere necessariamente un musulmano.

Con questo intendo dire che l’Islam garantisce ai musulmani il diritto di eseguire la diligenza (ijtihad) a livello dei mezzi e dei meccanismi purché i principi siano osservati nel campo politico e in altri campi sviluppati da un’epoca all’altra. Quindi, l’esperienza del musulmano e l’intero retaggio politico dell’umanità si trasformano in un dono della realtà e delle sue capacità; Tutto questo diviene una provvista che incentiva la costruzione di un modello politico e civile.

9. Qual è il vero ruolo dell’Islam nei sistemi politici dello Stato (islamico)? E quali sono i suoi limiti?
L’Islam non è un sacerdozio che insegna alle persone come pregare e compiere il pellegrinaggio solo, ma apre loro gli occhi su molte cose che sono loro assenti nella vita stessa e le chiama a scoprire più se stesse attraverso le facoltà che Allah ha concesso loro. Dunque, va sottolineato che il concetto di “religione”, secondo la terminologia islamica, si distingue da quello delle percezioni occidentali del termine, secondo le quali, è un ‘organismo’ occulto basato sulla fede e sulla sottomissione assoluta senza prove concrete e condizioni particolari. Ma la religione islamica chiede ai suoi seguaci di comprenderla e di aver attitudini secondo una chiara consapevolezza di fede. Non si tratta di un regime chiuso per la presenza di comandamenti, insegnamenti ed obblighi, piuttosto quest’orientamento ai suoi seguaci per esercitare le loro facoltà integra questi comandamenti, ad esempio, il detto di Dio Onnipotente: “Di’: «Percorrete la terra e guardate come Egli ha dato inizio alla creazione. Poi sarà Allah a dare origine all’ultima generazione. Allah è onnipotente»” (il ventesimo versetto di Surah Al-Ankaboot).

Per tutte le suddette considerazioni, si comprende che l’Islam rappresenta per il campo politico un retaggio di valori che controllano le attitudini del politico musulmano e dello Stato islamico. Non esiste una regola de’ “il fine giustifica i mezzi” e non esiste nemmeno un’assurdità dell’avere atteggiamenti aggressivi verso il prossimo senza motivo, e non ha proprio senso essere deboli, soggetti all’avidità dei cattivi, e così via.

10. Quali sono, secondo lei, le contraddizioni che permeano la pratica politica nei Paesi islamici?
Per quanto riguarda i sistemi che stanno al potere, si è detto precedentemente che la democrazia non è altro che un ‘velo’ e non una realtà politica, e dalla parte dell’opposizione, molti accedono al campo politico senza un’esperienza sufficiente, perciò accadono spesso disastri, come è successo in Egitto, per esempio. E una parte dell’opposizione ha permesso a sé stessa di fungere da ‘decoro’ che giustifica l’atteggiamento dei sistemi e la loro ‘finta’ democrazia.

11. Un suo breve commento sulla pratica politica nel mondo islamico?
È una pratica ludica esercitata da parte delle autorità per permanere in maniera eterna al potere, e la sua continuità dipende dal supporto e dal sostegno estero, ma spero che questa realtà non duri a lungo.

italiatelegraph


Potrebbe piacerti anche
Commenti
Le opinioni espresse nei commenti sono degli autori e non del italiatelegraph.
Commenti
Loading...