L’Ambasciatore del Marocco a Roma YOUSSEF BALLA Intervistato ai microfoni di Radio Sparlamento

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L’Ambasciatore del Marocco a Roma YOUSSEF BALLA Intervistato ai microfoni di Radio Sparlamento:

 

DOMANDE A S.E. YOUSSEF BALLA, Ambasciatore del Regno del Marocco presso la Repubblica Italiana.

 

1) Ambasciatore, cosa è successo il 13 novembre 2020?

Grazie per questa importante domanda. Quanto accaduto nei giorni scorsi nella zona cuscinetto di Guerguerat è stato seguito con attenzione dalla comunità internazionale. Le milizie armate del polisario, sostenute dall’Algeria, si erano introdotte in territorio marocchino, e precisamente nella zona cuscinetto di Guerguerat che il Marocco ha messo sotto la responsabilità dell’ONU per garantire il cessate il fuoco in base all’accordo del 1991. I separatisti, sfruttando anche civili come scudi umani, hanno compiuto atti di banditismo e bloccato la circolazione di persone e merci tra Marocco e Mauritania, oltre a provocare gli osservatori militari della missione Minurso. In questa pericolosa escalation causata dalle milizie del polisario, il Marocco, in piena sintonia e aggiornamento con l’ONU e il suo Segretario Generale, è stato costretto ad intervenire esercitando il suo diritto in una zona di sovranità nazionale nel sahara marocchino. Un’azione pacifica delle forze armate del Marocco che si è conclusa senza alcun contatto con i civili, consentendo il ritorno alla normalità e alla circolazione civile e commerciale con la Mauritania. Purtroppo gli assalti delle milizie, in arrivo dai campi di Tinduf in Algeria, si ripetono da molto tempo e il Marocco non ha smesso di denunciare queste incursioni alle Nazioni Unite. Ci sono almeno 5 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, in particolare la 2414 e la 2440, che hanno condannato e obbligato le milizie a ritirarsi dalla zona e ad astenersi da ogni atto che minacci la sicurezza e la stabilità della regione.

2) Nel 2016 Brahim Ghali viene eletto a numero uno del fronte polisario. In un passaggio del suo discorso al Congresso Straordinario precedente alla nomina Ghali afferma: “Nel 14° congresso è risultato chiaro che la lotta armata non è uno strumento di minaccia né di pressione politica. È, più semplicemente, un dovere nazionale di tutti i saharawi, allo stesso tempo è un diritto riconosciuto dalle risoluzioni dell’ONU per i popoli e i Paesi colonizzati!”. […] “L’addestramento di una forza militare, potente e pronta a ogni eventualità – incluso il ritorno alla lotta armata – è una priorità strategica permanente che non si associa a una determinata circostanza”. Secondo lei era possibile prevedere a quattro anni di distanza quello che sta succedendo ora?

Come dicevo, gli atti di provocazione del polisario non sono recenti. Il gruppo armato separatista del polisario, col sostegno dell’Algeria, aveva in più occasioni minacciato di rompere il cessate il fuoco e di tornare a ciò che chiamano guerra. Tutto il mondo sa, come è stato provato anche oggi, che sono minacce vuote, mirate a nascondere le loro sconfitte a livello delle risoluzioni dell’ONU e a dirottare l’attenzione delle popolazioni dei campi, stanche delle menzogne e delle false promesse che durano da 40 anni, e che hanno condotto a delle ribellioni interne.
Gli ultimi episodi dell’instrusione di questo gruppo separatista armato risalgono al 2016 e 2017. In quella occasione, come anticipato, il Cosniglio di sicurezza dell’ONU, attraverso le risoluzioni 2414 e 2440, aveva ingiunto a questo gruppo di ritirarsi e di astenersi da ogni atto di provocazione e minaccia contro l’accordo di cessate il fuoco.
La stessa cosa è accaduta questa volta, il Segretario Generale dell’ONU aveva chiamato questo gruppo a ritirarsi. I suoi interventi sono stati ignorati, il che denota un disprezzo irrispettoso da parte di questo gruppo verso la persona e l’autorità del Segretario Generale e una ribellione contro la decisione del Consiglio di sicurezza.

3) In Italia, alcune testate (https://ilmanifesto.it/il-polisario-decreta-lo-stato-di-guerra-con-il-marocco/) alla ripresa del conflitto hanno parlato di “operazione militare marocchina dello scorso venerdì nella zona di El Guerguerat, in flagrante violazione degli accordi sul cessate il fuoco, l’Esercito di Liberazione popolare saharawi (Elps- Esercito di Liberazione del popolo Saharawi) ha contrattaccato in numerosi punti della zona di confine, delimitata dal muro di sabbia che divide i territori occupati illegalmente dal Marocco da quelli liberati dalla Rasd” come risponde?

Mi permetto innanzitutto di correggere certe nozioni nella sua domanda. Lei ha parlato di territori occupati, questa nozione non si trova in nessun rapporto del Segretario Generale, e nessuna risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU qualifica la presenza del Marocco nel suo territorio come occupazione, o come colonia.
Il concetto di potenza occupante è chiaramente definito dal regolamento dell’Aja del 1907 che non corrisponde in nessuna maniera al caso del Sahara marocchino.
Il Marocco ha recuperato nel 1975 il suo territorio del Sahara, in base al principio dell’integrità territoriale e in virtù dell’articolo VI della Carta delle Nazioni Unite e come risultato delle negoziazioni con la potenza occupante, la Spagna. Tali negoziazioni hanno permesso la firma degli accordi di Madrid del 1975, accordi che sono stati oggetto della risoluzione 3458/B del 1975, e che è stata depositata presso la Segreteria Generale dell’ONU come documento internazionale.
Rispetto al muro difensivo, quella non è una frontiera che divide il territorio, ma una struttura difensiva per proteggere la popolazione, i territori a est e ovest di questi territori sono di sovranità marocchina posti sotto la responsabilità dell’ONU per garantire il cessate il fuoco. Non esiste, in nessun rapporto del Segretario Generale, e in nessuna risoluzione del Consiglio di sicurezza, una menzione dei territori liberati come pretende il polisario.
Adesso, per rispondere alla sua domanda, la situazione è di calma totale. Il traffico ha ripreso con normalità, non ci sono scontri militari, come invece diffonde il gruppo separatista attraverso delle fake news e la falsificazione delle immagini. Di più, tutto il mondo sa che ci sono gli osservatori dell’ONU che avrebbero riferito in caso contrario. Quindi, sono azioni di fake news disperate per nascondere le sconfitte a livello internazionale, mentre il Marocco raccoglie il sostegno alla sua azione legittima da gran parte dei paesi arabi, africani, europei e latinoamericani.

4) Nel numero di Al Naba 260, 12 novembre, settimanale edito dal gruppo terroristico Daesh, è stata pubblicata una lunga intervista a Adnan Abu Walid Al-Sahrawi, che parla della relazione tra Daesh e al Qaeda, Al Sahrawi fa parte del popolo Sahrawi e spesso arruola nell’area di influenza del Polisario. Voi temete infiltrazioni terroristiche in questo conflitto?

Le connessioni del polisario col terrorismo jihadista e con il crimine organizzato sono state denunciate in diversi rapporti di intelligence di Paesi stranieri e da centri di ricerca strategica e di sicurezza.
Paesi come la Spagna o gli Stati Uniti, hanno avvertito della deriva jihadista del polisario e del fatto che i campi di Tinduf stanno diventando terreni fertili per reclutare jihadisti e hanno espresso la loro preoccupazione sull’impatto di questa situazione sulla sicurezza nella regione mediterranea.
I dirigenti del polisario, tra cui il loro capo Brahim Ghali, sono stati denunciati presso la giustizia spagnola, per crimini di lesa umanità, violazione dei diritti umani e sparizioni forzate, che sono stimate di 358 persone dall’associazione degli spariti del polisario, ragione per la quale Brahim Ghali non può viaggiare in Europa dove è emesso un mandato di cattura.
Sempre presso la giustizia spagnola, il gruppo separatista ha vari processi per pirateria e terrorismo di cui sono vittime più di 300 famiglie spagnole che sono state riconosciute dallo Stato spagnolo come vittime di terrorismo, come quelle dell’ETA o GRAPO.
Secondo i servizi dell’intelligence occidentali, il polisario non si fa scrupolo di rapire, come è accaduto con una cooperante italiana nel 2011, ma anche addestrare e utilizzare i bambini reclutati dai jihadisti, il che dimostra un preoccupante salto di qualità nella strategia terroristica.
Il sodalizio polisario-Isis è confermato anche dalla taglia di 5 milioni di dollari del Dipartimento di Stato americano che pende sulla testa del terrorista Adnan Abu Walid Al-Sahrawi, membro del gruppo armato separatista del polisario e leader dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico nel Gran Sahara.

5) Che ruolo ha l’Algeria nei rapporti con il popolo Sahrawi?

L’Algeria ha l’intera responsabilità della creazione e perpetuazione del contenzioso regionale sul Sahara marocchino. Le ultime risoluzioni del Consiglio di sicurezza e le due tavole di Conversazione di Ginevra organizzate dall’ONU nell’ambito del processo politico avviato dal Segretario Generale, hanno confermato il ruolo dell’Algeria come parte principale in questa controversia regionale. L’Algeria ha creato, finanziato, armato e intrattiene questo gruppo separatista.
L’Algeria ha, davanti alla comunità internazionale, l’assoluta responsabilità della situazione drammatica delle popolazioni dei campi di Tinduf, prive di libertà ed esibite come fondo di commercio per l’arricchimento personale dei dirigenti del polisario.
L’Algeria ha, davanti alla comunità internazionale, la responsabilità del fatto insolito di trasferire le sue competenze di sovranità nel suo territorio ad un gruppo armato per controllare dei campi cosiddetti dei rifugiati, in violazione del diritto umanitario.

L’Algeria ha, davanti alla comunità internazionale, l’intera responsabilità del rifiuto del censimento da parte dell’ONU di questa popolazione per poterle dare la protezione umanitaria internazionale e lo status giuridico di rifugiati, di cui è adesso privata.
Purtroppo, l’Algeria spende tante risorse, tanta energia e tante competenze nella sua azione di ostilità ossessiva contro il Marocco, invece di investire questo sforzo in azioni più che necessarie per lo sviluppo tanto interno quanto a livello regionale per promuovere l’integrazione del Maghreb, per operare per il futuro dei suoi giovani in Algeria e di quelli maghrebini. Questo significherebbe liberare le energie e le competenze a favore di una maggiore crescita e prosperità dei Paesi del Maghreb. L’ostinazione dell’Algeria nel far durare questa controversia regionale fa perdere delle opportunità e l’assenza di un’integrazione regionale equivale a meno due punti percentuali del PIL regionale.

Fonte:radiosparlamento.it

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