Intervista a cura di Abdellah Mechnoune .
Nel contesto di mettere in luce i talenti e le competenze delle eccellenze del mondo arabo nella Diaspora, siamo stati grati di incontrare il Maestro Ali Hassoun, un artista pittore di origine libanese residente in Italia. Lo abbiamo incontrato nel suo studio di Milano dove ha condiviso con noi una parte della sua esperienza artistica unica in questo campo.
Artista di origine araba, musulmano, autore del drappellone del Palio di Siena con l’immagine della Vergine Maria, di una menorà (candelabro ebraico) forgiato con le lettere della basmala e accettato da una Sinagoga italiana… Si potrebbe dire ‘troppo bello per essere vero’, eppure è accaduto e continua ad accadere senza che troppi se ne interessino.
1- Chi è e come nasce Ali Hassoun?
Sono un artista nato a Sidone in Libano nel 1964. Da piccolo dicevo che sarei partito per l’Italia per fare il pittore. È successo!
2- Nelle sue opere, presenti in molte mostre e acquistate da appassionati, si nota un mix di oriente e occidente, di arte rinascimentale italiana e di motivi tipici del Levante. Come possono stare insieme due cose così differenti?
Nella storia in generale e nella storia dell’arte in particolare ci sono periodi chiave come i passaggi da un secolo ad un altro dove avvengono grandi cambiamenti e dove di solito spuntano le avanguardie. Il nostro periodo storico è cruciale non solo per il passaggio da un secolo colmo di avvenimenti e movimenti artistici come il novecento ad un secolo nuovo ma allo stesso tempo l’inizio di uno nuovo ciclico, uno nuovo millenio. Ogni artista che avverte nel proprio destino tale passaggio è necessariamente coinvolto nei meccanismo di questo passaggio sentendolo sulla propria pelle e nel proprio essere. L’opera di un artista diviene così una sorta di diario degli avvenimenti, una traccia del passaggio che scandisce fluida il ritmo delle contraddizioni del nostro tempo. Queste contraddizioni culturali sono il mio destino, l’origine e la scintilla del mio modo di fare arte.
3- Ha ricevuto apprezzamento anche fuori dall’Italia e in qualche paese arabo?
Essendo un pittore figurativo ho dovuto affrontare l’argomento della raffigurazione nella mia cultura di nascita quella dell’Islam. All’inizio del ‘900 altri artisti libanesi hanno studiato arte in Italia come Mustafa Farroukh riportando il bagalio pittorico figurativo in Libano dipingendo la tradizione del levante. Nel mio caso, i tempi sono diversi e più maturi per incidere concettualmente sulla storia dell’arte toccando l’argomento della figurazione da un punto di vista anche islamico. Io ho dichiarato da tempo e apertamente che faccio Ijtihad (studio ed interpretazione del Corano). Lo faccio da artista e da uomo libero, curioso e desideroso di conoscere l’Esistenza in profondità. La domanda che spesso mi è stata posta è quella del perché dipingo gli esseri umani!. La verità è che ho questo dono della pittura da quando ero piccolo. Adesso mi rendo conto che è importante che io dipinga gli esseri umani per chiarire che la religione vieta si l’idolatria ma non vieta l’arte e la bellezza. Molti continueranno a pensare che rappresentare gli esseri dotati di anima sia competere con la potenza divina creatrice, altri invece si renderanno conto che non è una competizione ma piuttosto una contemplazione della bellezza e dell’amore divino. Devo dire che negli ultimi anni sono entrato a far parte di collezioni private del mondo arabo in Libano e in Bahrein oltre alle già consolidate negli Usa ed in Europa.
4- Ha contatti con altri artisti ‘interculturali’ qui e altrove? Come vede lo sviluppo di questo genere di opere?
Oggi il mondo è più aperto rispetto a prima e gli artisti si incontrano e comunicano sia fisicamente che tramite i social. In Italia, a Milano in particolare, ultimanente abbiamo fondato il gruppo F4 con Giuseppe Veneziano, Massimiliano Alioto e Vanni Cuoghi. Gli F4 sono amici ed artisti che hanno in comune la pittura come mezzo espressivo nonostante ognuno porti avanti un suo personale percorso.
5- Mescolare più linguaggi e tradizioni non corre il rischio di ‘tradirne’ uno in favore dell’altro?
No affatto nessuno tradimento anzi. L’artista è come un bambino che può imparare a parlare diverse lingue contemporaneamente.
6- L’origine libanese quanto conta in questo particolarissimo percorso umano e artistico?
La mia origine libanese è gia di per sé un mosaico, un crogiuolo di culture, linguaggi, confessioni e identità. Penso che la mia pittura sia lo specchio di questa mia identità plurale.
7- La tua posizione sulla fecondazione incrociata di culture e scuole internazionali?
In tutto il mio itenirario pittorico ho guardato all’Arte italiana instaurando un particolare legame con la Scuola Senese ed il Rinascimento avendo passato gli anni di sudio con lunga permanenza in Toscana. Nelle mie opere si distinguono due elementi, quello delle figure arabe o africane in primo piano e quello dello sfondo con rappresentazioni essenziali di tutta larte figurativa occidentale fino alla Pop Art. Ho sempre ravvivato questa fecondazione culturale alle volte esasperando i contrasti visivi fino al paradosso.
8- Il tuo rapporto con l’arte e riferimenti occidentali e internazionali?
Mi sono sempre mosso con la pittura in maniera autonoma ed indipendente. Non ho mai voluto seguire una moda o una tendenza in particolare. Ho fatto riferimento alle radici pittoriche e figurative del mondo occidentale innestandoli con l’arte calligrafica e geometrica del mondo arabo islamico. L’ultima serie quella dei Narcisi, Amore e Psiche e Gli Amanti è un olteriore passo in questo senso.