“Barche della morte affondano 20 migranti davanti a Lampedusa: quando finirà questa tragedia?”

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Abdellah Mechnoune

 

 

Mercoledì mattina, 13 agosto 2025, le onde del Mediterraneo hanno inghiottito un’imbarcazione partita dalla Libia, carica di speranze troppo grandi per quel fragile scafo. Il risultato? Almeno 26 persone sono morte, con altri dispersi in quella che oggi è una delle rotte più letali del mondo.

Non sono solo numeri…
Sui due gommoni c’erano fra i 92 e i 97 migranti; solamente 60 sono stati tratti in salvo, mentre altre vite sono svanite nel nulla.

In quest’anno solo, il passaggio mortale ha già causato 675 vittime, portando a quasi 24.500 i morti o dispersi nell’ultimo decennio.

Volti dietro ogni numero
Non è un fatto di cronaca rapido da scrollare. Sono urla che restano inudite, sommerse sotto rassicurazioni politiche e promesse vuote, mentre le vite si spengono nel silenzio.

Parole della Premier: bastano?
Giorgia Meloni ha chiesto misure contro i trafficanti, riconoscendo però l’insufficienza dei soccorsi e il persistere delle cause profonde. Parole che non servono a placare il dolore dei familiari, né a restituire dignità ai sopravvissuti.

Non basta un verbale
L’Europa può ostentare successi diplomatici, conferenze, protocolli: tutto è inutile se non salva le vite che affondano, tra speranze e correnti letali.

Credo in un’Europa che agisca
Il tratto tra Libia e Italia non può diventare una fossa comune. Non è giunta l’ora di passare alle azioni concrete?

All’Italia: rendi umano il salvataggio in mare.
All’UE: se l’umanità è al centro del progetto europeo, lasciala emergere davvero.
Al mondo: fate in modo che le parole diventino atti… prima che sia troppo tardi.

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